Con il metodo 70-20-10 non resto più senza ferie: ecco come ho già messo via il budget vacanze

Conti che non tornano, la busta paga che sembra evaporare tra bollette e spesa: è una scena comune nelle cucine, nei bar e nelle app bancarie di molte città italiane. Mettere qualcosa da parte sembra un privilegio riservato a chi ha già un margine di reddito, e invece esistono schemi semplici che possono cambiare il modo in cui si gestiscono le entrate. Uno di questi è la regola 70-20-10, menzionata sempre più spesso nei consigli di risparmio personale. Non è una bacchetta magica, ma un metodo concreto per distribuire il denaro in maniera ordinata, senza rinunce drastiche. Qui si spiega come funziona e soprattutto come adattarlo alla vita quotidiana, anche per chi vive in città costose come Milano o Roma.

Come funziona la suddivisione

La regola base è semplice: il reddito netto viene ripartito in tre quote. Circa il 70% è destinato alle spese essenziali: affitto o mutuo, bollette, trasporti, alimentari. In pratica si mette in chiaro cosa serve per far funzionare la vita quotidiana. Un dettaglio che molti sottovalutano è che le necessità variano molto a seconda della zona – le spese fisse in una metropoli del Nord possono pesare molto più che in provincia – e la percentuale va interpretata, non rispettata in modo rigido.

Il secondo blocco, il 20%, è pensato per il risparmio e gli investimenti: costituzione di un capitale, piani di accumulo, o semplicemente accantonamenti per progetti a medio termine. In diverse versioni del metodo questa quota serve anche a costruire il fondo emergenze, utile per spese impreviste che altrimenti manderebbero in crisi il bilancio familiare. Infine il 10% è la quota flessibile: può servire per estinguere debiti, per spese voluttuarie controllate o per pagare servizi una tantum. Questo schema mostra come sia possibile mettere ordine alle uscite senza rinunciare a una vacanza ogni tanto.

Da un punto di vista pratico, la divisione aiuta a vedere dove intervenire: tagliare abbonamenti inutilizzati, negoziare forniture o rivedere il piano assicurativo. Un fenomeno che in molti notano è che, dopo qualche mese, la semplice abitudine di separare le quote riduce l’ansia da conto corrente scoperto e rende più prevedibile la gestione delle spese.

Implementarlo nella vita quotidiana

Applicare la regola richiede tre passi concreti. Prima: misurare le entrate e le uscite reali per almeno un mese, con attenzione a voci ricorrenti e a quelle occasionali. Tenere traccia su fogli di calcolo o app di budgeting consente di avere dati verificabili. Secondo: aprire conti o sub-conti separati per ciascuna quota e impostare un bonifico automatico alla ricezione dello stipendio. L’automatismo evita tentazioni e dimenticanze, e trasforma la regola in routine.

Terzo: adattare le percentuali in base alla situazione personale. Chi ha mutuo elevato o figli piccoli può decidere di ridurre temporaneamente la quota di libero utilizzo, mentre chi ha debiti ad alto interesse potrebbe destinare una parte maggiore del 10% al loro rimborso. Un dettaglio che molti sottovalutano è la stagionalità delle spese: le spese per riscaldamento, per esempio, aumentano in inverno e richiedono una pianificazione nel corso dell’anno.

Per chi ha reddito variabile, come i freelance, la regola resta utile ma va applicata con prudenza: calcolare una media delle entrate e mantenere un cuscinetto più ampio nel fondo emergenze. Inoltre, documentarsi su opzioni bancarie locali o strumenti di investimento a basso costo può migliorare i risultati del 20%. Alla fine, la regola non sostituisce il giudizio personale, ma offre una struttura: chi prova a seguirla racconta di una maggiore chiarezza nel rapporto con il denaro e della tranquillità di aprire il conto risparmi e vedere una cifra che cresce, anche se lentamente. Una piccola abitudine che, nel corso dell’anno, diventa visibile sul saldo e nella serenità familiare.